A cura di Nicola Melloni.
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"Il super-cattolico che da Presidente non baciò mai l'anello del Papa" Di Gian Antonio Stella dal "Corriere"
"Il coraggio della solitudine" Di Federico Geremicca da "La stampa"
"La Costituzione come bandiera" Di Gustavo Zagrebelsky da "Repubblica"
martedì 31 gennaio 2012
Dibattito Scalfari-Camusso
A cura di Nicola Melloni.
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La fine del governo Berlusconi porta i nodi al pettine. Dopo che per anni "Repubblica" ha fatto il capo dell'opposizione, finalmente viene fuori la sua natura di destra, sempre e comunque contro il lavoro che, una volta ancora, dovrebbe farsi carico (leggi: pagare) dei guasti provocati da altri.
"Noi, Lama e la crisi. Ma il '78 è lontano" Di Susanna Camusso da "Repubblica"
"Se il sindacato intonasse la Marsigliese" Di Eugenio Scalfari da "Repubblica"
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La fine del governo Berlusconi porta i nodi al pettine. Dopo che per anni "Repubblica" ha fatto il capo dell'opposizione, finalmente viene fuori la sua natura di destra, sempre e comunque contro il lavoro che, una volta ancora, dovrebbe farsi carico (leggi: pagare) dei guasti provocati da altri.
"Noi, Lama e la crisi. Ma il '78 è lontano" Di Susanna Camusso da "Repubblica"
"Se il sindacato intonasse la Marsigliese" Di Eugenio Scalfari da "Repubblica"
Crisi e bonus alle banche
A cura di Nicola Melloni.
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"L'elefante in cristalleria" Di Adriana Cerretelli da "Il sole 24 ore"
"Il cattivo bonus" Di Federico Rampini da "Repubblica"
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"L'elefante in cristalleria" Di Adriana Cerretelli da "Il sole 24 ore"
"Il cattivo bonus" Di Federico Rampini da "Repubblica"
Brasile:ritornano i bastimenti
Gli appunti di Alfredo Somoza.
Articolo segnalato da Simone Rossi.
Correva l’anno 1888 e il Brasile aboliva la schiavitù. Era l’ultimo Paese americano a farlo: chiudeva così un capitolo vergognoso della sua storia, lungo più di quattro secoli. Improvvisamente le campagne si svuotarono, gli impianti per la spremitura della canna da zucchero rimasero senza braccia, le piante di caffé senza cure. Gli ex schiavi fuggirono dai luoghi dove avevano conosciuto solo fame e frustate per accalcarsi nelle città, alla ricerca di un lavoro salariato e di nuove possibilità. Speranze che, purtroppo, erano spesso destinate a svanire nel nulla.
Il Brasile di fine Ottocento doveva dunque risolvere il problema della manodopera rurale. La soluzione abitava in Italia, più precisamente in Veneto, dove gli agenti del governo carioca trovarono un popolo cattolico e mansueto disposto a tutto per fuggire dalla fame. Furono un milione e mezzo gli italiani che nei successivi 40 anni si recarono in Brasile, e altri tre milioni navigarono fino alla vicina Argentina. Un esodo biblico si direbbe oggi, da far impallidire qualsiasi sbarco mai avvenuto a Lampedusa. Il resto della storia lo conosciamo: gli oriundi italiani nel mondo sono stati capaci di conquistarsi ruoli di tutto rispetto nelle diverse società che li hanno accolti.
Solo a partire dal 1970 il saldo migratorio italiano è diventato positivo. Fino a quel momento, a partire dall’inizio del secolo, l’Italia era stata terra di emigranti; nel 1970 invece, il numero degli immigrati ha cominciato a superare quello di chi lasciava il Paese per cercare fortuna altrove. L’Italia si era trasformata in una potenza economica, mentre molti degli Stati che un secolo prima avevano ospitato europei in fuga erano diventati a loro volta luoghi dai quali si scappava, per motivi politici o economici.
Altro giro di ruota, e negli anni 2000 i Paesi emergenti cominciano a conquistare un ruolo da protagonisti sulla scena globale. Nel 2011, dopo la Cina, il Brasile entra nel gruppo delle prime potenze mondiali superando il PIL di Italia e Regno Unito. Com’è noto, per capire la situazione economica di uno Stato non bastano i macroindicatori che fotografano il momento, come appunto il dato del prodotto interno lordo. Bisogna osservare anche le tendenze e i fenomeni a lungo termine. Da questo punto di vista il Brasile è un Paese in piena crescita: ha da poco ottenuto un upgrade da Standard & Poor’s e ha un bisogno urgente di figure professionali specializzate.
Per questa ragione il governo di Dilma Roussef sta mettendo a punto una legge che faciliterà l’immigrazione e che dovrebbe consentire a 400mila professionisti stranieri altamente qualificati, preferibilmente europei disoccupati, di lavorare nelle imprese brasiliane. In Italia per ora ne hanno parlato soltanto Esteri e Il Sole 24 ore, ma la notizia è carica di significati. Nel primo semestre 2011 il numero di immigrati approdati nel gigante sudamericano è cresciuto del 52,4%; il motore di ricerca lavoro Monster conta 80mila curricula di professionisti europei che si rivolgono al mercato brasiliano.
Per quanto riguarda l’Italia, a spingere molti a guardare nuovamente verso l’America Latina non sono soltanto i legami migratori storici con il Brasile, ma anche la crisi economica e le scarse prospettive di impiego. Certo oggi non è facile pensare di tornare a navigare le vecchie rotte dell’emigrazione; eppure la veloce industrializzazione di zone fino a ieri poverissime (come il Pernambuco, dove la Fiat sta aprendo la sua quarta fabbrica brasiliana) genera una domanda di manodopera qualificata e di tecnici di alto livello che in quelle terre non è disponibile, mentre in Italia la stessa manodopera viene lasciata per strada dalle aziende in crisi.
Se gli italiani torneranno davvero a emigrare in Brasile si ripeterà un ciclo storico che sembrava chiuso per sempre: emigrazione 2.0, versione evoluta. La crisi economica che sta riscrivendo il nostro futuro si prepara a regalarci un’altra grande sorpresa.
Articolo segnalato da Simone Rossi.
Correva l’anno 1888 e il Brasile aboliva la schiavitù. Era l’ultimo Paese americano a farlo: chiudeva così un capitolo vergognoso della sua storia, lungo più di quattro secoli. Improvvisamente le campagne si svuotarono, gli impianti per la spremitura della canna da zucchero rimasero senza braccia, le piante di caffé senza cure. Gli ex schiavi fuggirono dai luoghi dove avevano conosciuto solo fame e frustate per accalcarsi nelle città, alla ricerca di un lavoro salariato e di nuove possibilità. Speranze che, purtroppo, erano spesso destinate a svanire nel nulla.
Il Brasile di fine Ottocento doveva dunque risolvere il problema della manodopera rurale. La soluzione abitava in Italia, più precisamente in Veneto, dove gli agenti del governo carioca trovarono un popolo cattolico e mansueto disposto a tutto per fuggire dalla fame. Furono un milione e mezzo gli italiani che nei successivi 40 anni si recarono in Brasile, e altri tre milioni navigarono fino alla vicina Argentina. Un esodo biblico si direbbe oggi, da far impallidire qualsiasi sbarco mai avvenuto a Lampedusa. Il resto della storia lo conosciamo: gli oriundi italiani nel mondo sono stati capaci di conquistarsi ruoli di tutto rispetto nelle diverse società che li hanno accolti.
Solo a partire dal 1970 il saldo migratorio italiano è diventato positivo. Fino a quel momento, a partire dall’inizio del secolo, l’Italia era stata terra di emigranti; nel 1970 invece, il numero degli immigrati ha cominciato a superare quello di chi lasciava il Paese per cercare fortuna altrove. L’Italia si era trasformata in una potenza economica, mentre molti degli Stati che un secolo prima avevano ospitato europei in fuga erano diventati a loro volta luoghi dai quali si scappava, per motivi politici o economici.
Altro giro di ruota, e negli anni 2000 i Paesi emergenti cominciano a conquistare un ruolo da protagonisti sulla scena globale. Nel 2011, dopo la Cina, il Brasile entra nel gruppo delle prime potenze mondiali superando il PIL di Italia e Regno Unito. Com’è noto, per capire la situazione economica di uno Stato non bastano i macroindicatori che fotografano il momento, come appunto il dato del prodotto interno lordo. Bisogna osservare anche le tendenze e i fenomeni a lungo termine. Da questo punto di vista il Brasile è un Paese in piena crescita: ha da poco ottenuto un upgrade da Standard & Poor’s e ha un bisogno urgente di figure professionali specializzate.
Per questa ragione il governo di Dilma Roussef sta mettendo a punto una legge che faciliterà l’immigrazione e che dovrebbe consentire a 400mila professionisti stranieri altamente qualificati, preferibilmente europei disoccupati, di lavorare nelle imprese brasiliane. In Italia per ora ne hanno parlato soltanto Esteri e Il Sole 24 ore, ma la notizia è carica di significati. Nel primo semestre 2011 il numero di immigrati approdati nel gigante sudamericano è cresciuto del 52,4%; il motore di ricerca lavoro Monster conta 80mila curricula di professionisti europei che si rivolgono al mercato brasiliano.
Per quanto riguarda l’Italia, a spingere molti a guardare nuovamente verso l’America Latina non sono soltanto i legami migratori storici con il Brasile, ma anche la crisi economica e le scarse prospettive di impiego. Certo oggi non è facile pensare di tornare a navigare le vecchie rotte dell’emigrazione; eppure la veloce industrializzazione di zone fino a ieri poverissime (come il Pernambuco, dove la Fiat sta aprendo la sua quarta fabbrica brasiliana) genera una domanda di manodopera qualificata e di tecnici di alto livello che in quelle terre non è disponibile, mentre in Italia la stessa manodopera viene lasciata per strada dalle aziende in crisi.
Se gli italiani torneranno davvero a emigrare in Brasile si ripeterà un ciclo storico che sembrava chiuso per sempre: emigrazione 2.0, versione evoluta. La crisi economica che sta riscrivendo il nostro futuro si prepara a regalarci un’altra grande sorpresa.
sabato 28 gennaio 2012
Irlanda: Oggi le case valgono la metà rispetto al 2007
Segnalato da Simone Rossi
Da "Valori.it"
La crisi che si è abbattuta sull’Irlanda negli ultimi anni è stata di proporzioni gigantesche. Per rendersene conto basta osservare l’andamento dei prezzi delle abitazioni: oggi acquistare una casa nell’isola anglofona può arrivare a costare ben oltre la metà rispetto al picco massimo registrato nel 2007, anno precedente all’esplosione della bolla.
A confermarlo sono state ieri le statistiche ufficiali pubblicate dalle autorità irlandesi, che hanno precisato come il dato sia oggi in media del 47% più basso rispetto a cinque anni fa. Similmente, anche per quanto riguarda gli affitti si continuano a registrare forti diminuzioni dei prezzi: nel 2011 il calo annuale è stato pari al 16,7%, dopo il -10,5% già segnato l’anno precedente. A guidare la discesa è la capitale Dublino, sul cui territorio il costo dell’acquisto delle ville è del 54% inferiore rispetto al 2007, mentre quello degli appartamenti è crollato del 58%.
Proprio il crack del real-estate ha costituito la miccia che ha fatto esplodere l’intero sistema finanziario ed economico dell’Irlanda. Numerosi istituti di credito hanno visto negli anni scorsi esplodere il quantitativo di insolvenze sui mutui erogati, e si sono visti costretti a chiedere imponenti aiuti pubblici pur di evitare il tracollo. Conseguentemente, l’economia reale è stata spinta verso una pesante recessione. Un mix che ha fatto esplodere a sua volta il debito pubblico, costringendo il governo a chiedere un aiuto internazionale, all’Ue e al Fondo monetario, da decine di miliardi di euro.
Da "Valori.it"
La crisi che si è abbattuta sull’Irlanda negli ultimi anni è stata di proporzioni gigantesche. Per rendersene conto basta osservare l’andamento dei prezzi delle abitazioni: oggi acquistare una casa nell’isola anglofona può arrivare a costare ben oltre la metà rispetto al picco massimo registrato nel 2007, anno precedente all’esplosione della bolla.
A confermarlo sono state ieri le statistiche ufficiali pubblicate dalle autorità irlandesi, che hanno precisato come il dato sia oggi in media del 47% più basso rispetto a cinque anni fa. Similmente, anche per quanto riguarda gli affitti si continuano a registrare forti diminuzioni dei prezzi: nel 2011 il calo annuale è stato pari al 16,7%, dopo il -10,5% già segnato l’anno precedente. A guidare la discesa è la capitale Dublino, sul cui territorio il costo dell’acquisto delle ville è del 54% inferiore rispetto al 2007, mentre quello degli appartamenti è crollato del 58%.
Proprio il crack del real-estate ha costituito la miccia che ha fatto esplodere l’intero sistema finanziario ed economico dell’Irlanda. Numerosi istituti di credito hanno visto negli anni scorsi esplodere il quantitativo di insolvenze sui mutui erogati, e si sono visti costretti a chiedere imponenti aiuti pubblici pur di evitare il tracollo. Conseguentemente, l’economia reale è stata spinta verso una pesante recessione. Un mix che ha fatto esplodere a sua volta il debito pubblico, costringendo il governo a chiedere un aiuto internazionale, all’Ue e al Fondo monetario, da decine di miliardi di euro.
venerdì 27 gennaio 2012
Dossier: crisi del capitalismo
Per leggere gli articoli clicca sui titoli in neretto.
A cura di Nicola Melloni
"Capitalismo, dal mercato delle diseguaglianze la crisi di un modello globale" di Federico Rampini da "Repubblica del 26/01/2012
"Quell'avidità senza più freni" di Giorgio Ruffolo da "Repubblica" del 26/01/2012
"Ma la banca non è il male" di Nicholas D. Kristof da "Repubblica" del 26/01/2012
E ancora:
"Quell'implicito, ingiusto ussidio che stiamo pagando alla Germania" di Salvatore Bragantini dal "Corriere" del 27/01/2012
"La silenziosa deriva del Portogallo", Morya Longo e Fabio Pavesi da "Il sole 24 ore" del 27/01/2012
"Marx aveva capito tutto, vince l'avidità economica", intervista a Giorgio Ruffolo su "L'Unità" del 27/01/2012
A cura di Nicola Melloni
"Capitalismo, dal mercato delle diseguaglianze la crisi di un modello globale" di Federico Rampini da "Repubblica del 26/01/2012
"Quell'avidità senza più freni" di Giorgio Ruffolo da "Repubblica" del 26/01/2012
"Ma la banca non è il male" di Nicholas D. Kristof da "Repubblica" del 26/01/2012
E ancora:
"Quell'implicito, ingiusto ussidio che stiamo pagando alla Germania" di Salvatore Bragantini dal "Corriere" del 27/01/2012
"La silenziosa deriva del Portogallo", Morya Longo e Fabio Pavesi da "Il sole 24 ore" del 27/01/2012
"Marx aveva capito tutto, vince l'avidità economica", intervista a Giorgio Ruffolo su "L'Unità" del 27/01/2012
L'Italia e la sinistra: una panoramica
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A cura di Nicola Melloni
"Grillo, cuore di destra" , di Michele Prospero da "L'Unità" del 26/01/2012
"Il silenzio del PD" , di Valentino Parlato da "Il Manifesto" del 26/01/2012
"Ci vediamo a Napoli per l'alternativa" ,di Luigi de Magistris per "Il Manifesto" del 27/01/2012
"E viva Monti" , di Rossana Rossanda da "Il Manifesto" del 20/01/2012
Sempre Rossana Rossanda, risponde a Asor Rosa (vedi rassegna stampa dei giorni precedenti a questo post)
"Una doverosa precisazione", editoriale del 25/01/2012 sul "Manifesto"
A cura di Nicola Melloni
"Grillo, cuore di destra" , di Michele Prospero da "L'Unità" del 26/01/2012
"Il silenzio del PD" , di Valentino Parlato da "Il Manifesto" del 26/01/2012
"Ci vediamo a Napoli per l'alternativa" ,di Luigi de Magistris per "Il Manifesto" del 27/01/2012
"E viva Monti" , di Rossana Rossanda da "Il Manifesto" del 20/01/2012
Sempre Rossana Rossanda, risponde a Asor Rosa (vedi rassegna stampa dei giorni precedenti a questo post)
"Una doverosa precisazione", editoriale del 25/01/2012 sul "Manifesto"
martedì 24 gennaio 2012
Dibattito sulla sinistra e sul Governo
A cura di Nicola Melloni.
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"Alleanza della sinistra senza esclusioni"
Di Cesare Salvi, da "L'Unità" del 24/01/2012
"Il gigante che dorme"
Di Mario Tronti da "Il Manifesto" del 24/01/2012
Sempre da "Il Manifesto" di oggi, di Alberto Asor Rosa:
"I sette pilastri della saggezza"
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"Alleanza della sinistra senza esclusioni"
Di Cesare Salvi, da "L'Unità" del 24/01/2012
"Il gigante che dorme"
Di Mario Tronti da "Il Manifesto" del 24/01/2012
Sempre da "Il Manifesto" di oggi, di Alberto Asor Rosa:
"I sette pilastri della saggezza"
lunedì 23 gennaio 2012
Internazionale:
Le due Inghilterre a confronto
Clicca sui titoli in neretto per leggere gli articoli.
A cura di Nicola Melloni.
Da dove prendere i soldi? Dai banchieri che guadagnano oltre due milioni di euro l'anno...
Eight City banks in £1.8m pay spree
(Jill Treanor, City editor guardian.co.uk, Sunday 22 January 2012 18.44 GMT)
...o da chi vive nelle case pubbliche nelle zone piu' povere di londra e del Regno Unito, magari con meno di 1 euro al giorno, escluso l'alloggio:
Housing benefit cap: can you live on 62p a day?
(Tim Leunig guardian.co.uk, Sunday 22 January 2012 16.40 GMT)
ecco l'effetto del ritorno al potere dei tory. viene addirittura da rimpiangere tony blair...
A cura di Nicola Melloni.
Da dove prendere i soldi? Dai banchieri che guadagnano oltre due milioni di euro l'anno...
Eight City banks in £1.8m pay spree
(Jill Treanor, City editor guardian.co.uk, Sunday 22 January 2012 18.44 GMT)
...o da chi vive nelle case pubbliche nelle zone piu' povere di londra e del Regno Unito, magari con meno di 1 euro al giorno, escluso l'alloggio:
Housing benefit cap: can you live on 62p a day?
(Tim Leunig guardian.co.uk, Sunday 22 January 2012 16.40 GMT)
ecco l'effetto del ritorno al potere dei tory. viene addirittura da rimpiangere tony blair...
Internazionale:
Colonialismo e Falklands-Malvinas
Di Emiliano Guanella da "La Stampa", 22/01/2012
Londra accusa Buenos Aires di colonialismo, Brasile e Uruguay chiudono i loro porti alle navi britanniche
Hanno destato molto scalpore questa settimana in Argentina le dichiarazioni del premier britannico Cameron sulle isole Falklands-Malvinas. Cameron ha accusato il governo di Cristina Fernandez de Kirchner di portare avanti una politica colonialista rispetto all'arcipelago conquistato nel 1833 dalle truppe britanniche, ma da sempre rivendicato da Buenos Aires.
Cameron si è detto particolarmente preoccupato per le posizioni prese dagli altri paesi del Mercosud, Uruguay e Brasile, che hanno deciso di negare l'accesso ai loro porti alle navi britanniche dirette verso le isole. Una decisione presa in solidarietà e appoggio alle rivendicazioni argentine, più volte avallate dagli organismi regionali come l'Unasur, la Oea e, appunto, il Mercosud. E' una polemica infinita, l'Argentina ha commesso l'imperdonabile errore di voler recuperare l'arcipelago con la via militare, fu la manovra sbagliata e grottesca della dittatura, che mandò a morire circa novecento soldati, per lo più militari di levi senza esperienza, mal addestrati e abbandonati al loro destino.
Dal ritorno alla democrazia in poi si è tentata la via diplomatica, ma Londra non ha mai accettato di discutere la sovranità delle isole, dove oggi è ancora attiva una delle più grosse basi militari britanniche nel mondo. Fino all'accusa, che appare alquanto grottesca se si guarda alla storia degli ultimi tre secoli, di colonialismo ai danni degli argentini. Cameron da una parte, la Kirchner e gli alleati sudamericani dall'altra, nel mezzo i kelpers, gli abitanti delle Falklands - Malvinas, che non si sentono affatto argentini, ma che por molto tempo sono stati abbandonati da Londra. Oggi le isole vivono di pesca, di turismo, della base militare (duemila soldati, anche se la crisi economica rischia di ridimensionarne le attività) e del miraggio del petrolio da cercare nelle acque gelate dell'Atlantico Sud. Sono lontane dai centri di potere, dominate dal vento e dalla distanza enorme rispetto alle parole grosse della politica e della diplomazia.
Londra accusa Buenos Aires di colonialismo, Brasile e Uruguay chiudono i loro porti alle navi britanniche
Hanno destato molto scalpore questa settimana in Argentina le dichiarazioni del premier britannico Cameron sulle isole Falklands-Malvinas. Cameron ha accusato il governo di Cristina Fernandez de Kirchner di portare avanti una politica colonialista rispetto all'arcipelago conquistato nel 1833 dalle truppe britanniche, ma da sempre rivendicato da Buenos Aires.
Cameron si è detto particolarmente preoccupato per le posizioni prese dagli altri paesi del Mercosud, Uruguay e Brasile, che hanno deciso di negare l'accesso ai loro porti alle navi britanniche dirette verso le isole. Una decisione presa in solidarietà e appoggio alle rivendicazioni argentine, più volte avallate dagli organismi regionali come l'Unasur, la Oea e, appunto, il Mercosud. E' una polemica infinita, l'Argentina ha commesso l'imperdonabile errore di voler recuperare l'arcipelago con la via militare, fu la manovra sbagliata e grottesca della dittatura, che mandò a morire circa novecento soldati, per lo più militari di levi senza esperienza, mal addestrati e abbandonati al loro destino.
Dal ritorno alla democrazia in poi si è tentata la via diplomatica, ma Londra non ha mai accettato di discutere la sovranità delle isole, dove oggi è ancora attiva una delle più grosse basi militari britanniche nel mondo. Fino all'accusa, che appare alquanto grottesca se si guarda alla storia degli ultimi tre secoli, di colonialismo ai danni degli argentini. Cameron da una parte, la Kirchner e gli alleati sudamericani dall'altra, nel mezzo i kelpers, gli abitanti delle Falklands - Malvinas, che non si sentono affatto argentini, ma che por molto tempo sono stati abbandonati da Londra. Oggi le isole vivono di pesca, di turismo, della base militare (duemila soldati, anche se la crisi economica rischia di ridimensionarne le attività) e del miraggio del petrolio da cercare nelle acque gelate dell'Atlantico Sud. Sono lontane dai centri di potere, dominate dal vento e dalla distanza enorme rispetto alle parole grosse della politica e della diplomazia.
Dove va la sinistra: Vendola, alleanze e il governo Monti
Clicca sui titoli in neretto per leggere gli articoli.
Selezione a cura di Nicola Melloni.
"Il PD vola nei sondaggi, ora è al 30%. Ma cresce lo scontento nell'ala sinistra"
(Dal Corriere)
"Sinistra, ecologia e libertà: caro Nichi è l'ora del coraggio"
Di Ritanna Armeni da "Gli altri"
"Vendola:queste camere non moralmente all'altezza.Altro che quarto polo, non molliamo PD e IDV"
Di Daniela Preziosi da "Il Manifesto"
"Il partito di Ferrero riparte dal basso, adottando la strategia maoista, puntando sui fatti. Rifondazione, doposcuola popolari. Vuole evitare l'isolamento da Sel e IDV, sarebbe la sua fine"
Di Giorgio Ponziano da "Italia Oggi"
Selezione a cura di Nicola Melloni.
"Il PD vola nei sondaggi, ora è al 30%. Ma cresce lo scontento nell'ala sinistra"
(Dal Corriere)
"Sinistra, ecologia e libertà: caro Nichi è l'ora del coraggio"
Di Ritanna Armeni da "Gli altri"
"Vendola:queste camere non moralmente all'altezza.Altro che quarto polo, non molliamo PD e IDV"
Di Daniela Preziosi da "Il Manifesto"
"Il partito di Ferrero riparte dal basso, adottando la strategia maoista, puntando sui fatti. Rifondazione, doposcuola popolari. Vuole evitare l'isolamento da Sel e IDV, sarebbe la sua fine"
Di Giorgio Ponziano da "Italia Oggi"
mercoledì 18 gennaio 2012
Italia futura
Intervista a Rita Borsellino da "Il Manifesto".
"Palermo, vieni via con me. Senza l'UDC"
(Segnalato da Nicola Melloni)
"Palermo, vieni via con me. Senza l'UDC"
(Segnalato da Nicola Melloni)
Crisi, sempre crisi
"L'Europa si ribelli alla finanza anglosassone"
Da "Il Messaggero"
"La miope difesa di Berlino"
Da "Il Sole 24 ore"
"L'Europa aiuti i "super-Mario""
Da "Il Sole 24 ore"
(Selezione a cura di Nicola Melloni)
Da "Il Messaggero"
"La miope difesa di Berlino"
Da "Il Sole 24 ore"
"L'Europa aiuti i "super-Mario""
Da "Il Sole 24 ore"
(Selezione a cura di Nicola Melloni)
Siamo tutti sulla stessa barca
Ovvero: Ridateci le brioches
Da "The Guardian" , 16 Gennaio 2012.
A cura di Simone Rossi
La capacità o meno di una classe dirigente di comprendere le difficoltà e le esigenze del popolo è un ottimo termometro del livello di democraticità di un Paese.
Un celebre esempio è la regina di Francia Maria Antonietta, la cui sintonia ed empatia con il proprio popolo, sintetizzata nell'aneddotica frase "che mangino brioches!" di fronte alle proteste per il pane, le fecero perdere la testa da lì a poco.
Più recente ma non meno emblematico è il caso del Primo Ministro britannico, il milionario e conservatore David Cameron, e dell'Esecutivo che presiede, composto prevalentemente da milionari.
Insediatosi nel maggio 2010, il governo britannico ha messo in pratica i propri propositi di riduzione della spesa pubblica a colpi di ridimensionamento dell'organico, di taglio o congelamento dei salari nella pubblica amministrazione, di smantellamento delle tutele sociali e di progressiva privatizzazione della sanità e della pubblica istruzione, sopravvissuti all'era Thatcher-Major. Con slogan come "siamo tutti nella stessa barca" e "big society" la coalizione al potere sta effettuando un'operazione massiccia di macelleria sociale, prendendo a prestesto il debito pubblico, cui hanno contribuito non poco l'oltre mezzo miliardo di sterline speso per salvare i banchieri dalla propria inettitudine e la recente guerra in Libia, nonché la crisi economica, nonostante essa sia stata innescata da un settore finanziario sregolato e non dal debito pubblico fuori controllo.
L'ultima perla di questi novelli Maria Antonietta d'oltre Manica è stata rivelata dal quotidiano The Guardian. Entrato in possesso di corrispondenza tra membri dell'Esecutivo ed esponenti della famiglia reale, il quotidiano ha diffuso la notizia di un piano per realizzare una nuova imbarcazione da diporto, del costo di 60 milioni di sterline, da donare alla regina Elisabetta II in occasione del giubileo per i sessant'anni di regno, come segno di gratitudine da parte dei sudditi. Questo mentre ai dipendenti pubblici, ai pensionati ed alla cittadinanza in genere sono chiesti grandi sacrifici.
Colti con le mani nel barattolo di marmellata, i ministri interessati hanno accampato alcune motivazioni come quella secondo cui il bastimento sarà messo a disposizione di coloro che vorranno effettuare spedizioni scientifiche, o che sarà utilizzato per eventi o che diverrà un'occasione per offrire a centinaia di giovani un'esperienza educativa alternativa. Per dirla alla Cameron, "siamo tutti sulla stessa barca".
All'appello manca la motivazione che giustifichi perché il pubblico sia stato tenuto all'oscuro di un progetto che alcuni ministri caldeggiavano da settembre. Neanche a dirlo, volevano organizzare una festa a sorpresa. Non tanto alla monarca, quanto alle tasche dei contribuenti.
A cura di Simone Rossi
La capacità o meno di una classe dirigente di comprendere le difficoltà e le esigenze del popolo è un ottimo termometro del livello di democraticità di un Paese.
Un celebre esempio è la regina di Francia Maria Antonietta, la cui sintonia ed empatia con il proprio popolo, sintetizzata nell'aneddotica frase "che mangino brioches!" di fronte alle proteste per il pane, le fecero perdere la testa da lì a poco.
Più recente ma non meno emblematico è il caso del Primo Ministro britannico, il milionario e conservatore David Cameron, e dell'Esecutivo che presiede, composto prevalentemente da milionari.
Insediatosi nel maggio 2010, il governo britannico ha messo in pratica i propri propositi di riduzione della spesa pubblica a colpi di ridimensionamento dell'organico, di taglio o congelamento dei salari nella pubblica amministrazione, di smantellamento delle tutele sociali e di progressiva privatizzazione della sanità e della pubblica istruzione, sopravvissuti all'era Thatcher-Major. Con slogan come "siamo tutti nella stessa barca" e "big society" la coalizione al potere sta effettuando un'operazione massiccia di macelleria sociale, prendendo a prestesto il debito pubblico, cui hanno contribuito non poco l'oltre mezzo miliardo di sterline speso per salvare i banchieri dalla propria inettitudine e la recente guerra in Libia, nonché la crisi economica, nonostante essa sia stata innescata da un settore finanziario sregolato e non dal debito pubblico fuori controllo.
L'ultima perla di questi novelli Maria Antonietta d'oltre Manica è stata rivelata dal quotidiano The Guardian. Entrato in possesso di corrispondenza tra membri dell'Esecutivo ed esponenti della famiglia reale, il quotidiano ha diffuso la notizia di un piano per realizzare una nuova imbarcazione da diporto, del costo di 60 milioni di sterline, da donare alla regina Elisabetta II in occasione del giubileo per i sessant'anni di regno, come segno di gratitudine da parte dei sudditi. Questo mentre ai dipendenti pubblici, ai pensionati ed alla cittadinanza in genere sono chiesti grandi sacrifici.
Colti con le mani nel barattolo di marmellata, i ministri interessati hanno accampato alcune motivazioni come quella secondo cui il bastimento sarà messo a disposizione di coloro che vorranno effettuare spedizioni scientifiche, o che sarà utilizzato per eventi o che diverrà un'occasione per offrire a centinaia di giovani un'esperienza educativa alternativa. Per dirla alla Cameron, "siamo tutti sulla stessa barca".
All'appello manca la motivazione che giustifichi perché il pubblico sia stato tenuto all'oscuro di un progetto che alcuni ministri caldeggiavano da settembre. Neanche a dirlo, volevano organizzare una festa a sorpresa. Non tanto alla monarca, quanto alle tasche dei contribuenti.
New royal yacht proposal backed by David Cameron
Prime minister throws weight behind £60m-project despite protests that taxpayers should not have to foot the bill
- Patrick Wintour, political editor
- guardian.co.uk,
- Article history

David Cameron has backed the plans for a new royal yacht. Photograph: Kirsty Wigglesworth/EPA
David Cameron has swung behind plans for a new, privately funded royal yacht that will double up as a university of the seas, and provide accommodation for royalty in the ship's stern.
Cameron has endorsed the idea after lobbying from the higher education minister David Willetts and the education secretary Michael Gove. The idea, at one point described by Gove as a gift from the nation to the Queen on her diamond jubilee, also has the backing of the Prince of Wales and Princess Anne, according to letters sent to the prime minister by Willetts.
Downing Street sources said the prime minister regarded the idea as excellent, and discussions have been held with Portsmouth city council for the yacht to be berthed in the south coast port.
The £60m yacht has so far found £10m in backing from financial leaders in Canada and an unnamed £5m private donation.
Cameron's enthusiasm comes despite a storm of protest after the Guardian revealed ministers had recently discussed taxpayers paying for the yacht as a "present" to the Queen – prompting critics to accuse the government of being out of touch with the nation's economic priorities.
After the leak of a December-dated letter from Gove lobbying fellow cabinet ministers for a royal yacht to the Guardian on Sunday, government officials have released further letters showing that ministers have been urging the prime minister to back the plan since September. The plan for the yacht is the brainchild of Rear Admiral David Bawtree, a former naval base commander in Portsmouth.
In the Commons on Monday Gove angrily denied he supported any public funding for the yacht, although the letter leaked to the Guardian showed he did at least at one time see public funding as the chief option. The education secretary's office insisted that Gove had, in an earlier letter, rejected the possibility of public funding.
Ministerial sources also conceded that Gove was concerned the diamond jubilee could be overshadowed by the London Olympics and he was anxious to promote celebrations for the Queen this year.
Willetts wrote to Cameron in September with details of a "future ship project for the 21st century" being drawn up by Bawtree, it emerged on Monday, and stressing no public money would be available. The proposed ship would be made available for trade and business events, and be a potential replacement for the royal yacht Britannia, Willetts wrote.
"The Rear Admiral considers it could be used as a training resource for young people and could be made available to research funders as a research vessel," Willetts wrote in his letter to Cameron. He asked Cameron to write to Bawtree to say he believed the idea was worthy of endorsement.
Gove wrote to the prime minister on 12 September, again supporting the project: "I believe that approving this ship to become a royal yacht would be an excellent way to mark the Queen's diamond jubilee and to thank her as a nation for her long and untiring service to this country."
In this letter he stated: "No money should be made available from the public purse", but in a second letter dated 11 December he did not make this point writing instead: "My suggestion would be a gift from the nation to the Queen thinking about, for example, David Willetts' excellent suggestion for a royal yacht – and something tangible to commemorate this momentous occasion. If there is not sufficient public money available then we could surely look for a generous private donation, for example, to give every school child a lasting memento of the occasion or possibly to allow every school to buy a permanent reminder."
Education department officials said the letter was "loosely worded".
Both the royal family and Downing Street will be upset their plans for a royal yacht replacement have emerged in this way, especially since the idea of a yacht being built for a royal family sits at odds with a year of great austerity.
But advocates of the plan claim the 600ft ship can be built with private money, and its upkeep paid for by fees from university students staying on the ship. The plan is to provide education and training to about 200 young people over the age of 16 for periods of three months. In addition there would be a research element for scientists.
There will also be concern over whether government officials are being drawn into endorsing an essentially commercial idea that needs private backing. There would also probably be a public cost for the upkeep of the yacht, as well as security costs. It is not clear if fees from students could cover these costs. The proposals have the enthusiastic backing of the Liberal Democrat controlled Portsmouth council.
The final royal yacht was decommissioned in 1997 by the Labour government on grounds of cost.
• This article was corrected on 17 January 2012 to delete a line saying that Foyles had offered to contribute £500,000 for books for a library on a revived royal yacht. A Foyles representative said the company was unaware of such an offer.
martedì 17 gennaio 2012
Un nuovo inizio
Crisi internazionale
Il rating della democrazia
Tutti i pericoli del 2012
Lavoro e crisi in Italia
Appello di Landini a Marchionne "Riapra la fabbrica alla Fiom"
Invertire la rotta della recessione
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finché la barca va
Quando il direttore del Fatto Quotidiano firmava appelli per i fondi all'editoria
L'Unità
Milano, il ticket per 90 mila auto
Gianni Santucci e Armando Stella, corriere della sera
Sarà il nostro trattato di Kyoto così' potremo vivere meglio
Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera
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lunedì 16 gennaio 2012
A cento giorni dal primo turno delle presidenziali in Francia...
...Marine Le Pen potrebbe essere votata da un terzo dei francesi, tallonando Sarkozy, mentre Hollande perde posizioni.
All'indomani del castigo di Standard&Poor's all'economia francese, è il discorso senza peli sulla lingua di Marine che sembra far presa sul 31% degli elettori; una strategia dirompente, perché che secondo "Le Monde" Marine "incarna la sindrome della crisi francese, che paralizza gli altri candidati". Marine difende lo Stato (a differenza di ciò che fece suo padre) contro l'Europa, l'euro, i ricchi, i banchieri e gli stranieri e vuole preservarlo solo per i francesi rendendolo sostenibile. Qualcuno lo chiama "socialismo etnico".
La paralisi del coraggio della politica, che sta lasciano i cittadini in balía ad una speculazione finanziaria di cui capiscono bene solo le conseguenze -perché devono pagarle- finirà per risvegliare tutti quegli "ismi" che proprio la nascita dell'Europa unita avrebbe dovuto scongiurare.
Monica Bedana
Link:
http://www.lemonde.fr/election-presidentielle-2012/breve/2012/01/13/intentions-de-vote-le-pen-en-progression-hollande-en-recul-selon-un-sondage-csa_1629217_1471069.html
All'indomani del castigo di Standard&Poor's all'economia francese, è il discorso senza peli sulla lingua di Marine che sembra far presa sul 31% degli elettori; una strategia dirompente, perché che secondo "Le Monde" Marine "incarna la sindrome della crisi francese, che paralizza gli altri candidati". Marine difende lo Stato (a differenza di ciò che fece suo padre) contro l'Europa, l'euro, i ricchi, i banchieri e gli stranieri e vuole preservarlo solo per i francesi rendendolo sostenibile. Qualcuno lo chiama "socialismo etnico".
La paralisi del coraggio della politica, che sta lasciano i cittadini in balía ad una speculazione finanziaria di cui capiscono bene solo le conseguenze -perché devono pagarle- finirà per risvegliare tutti quegli "ismi" che proprio la nascita dell'Europa unita avrebbe dovuto scongiurare.
Monica Bedana
Intentions de vote : Le Pen en progression, Hollande en recul, selon un sondage CSA
Marine Le Pen gagne en un mois 3 points d'intentions de vote au premier tour de la présidentielle où elle obtiendrait 19 %, tandis que François Hollande (29 %) en perd autant, Nicolas Sarkozy restant stable à 26 %, selon un sondage CSA pour BFMTV, 20 minutes et RMC.
Au second tour, François Hollande battrait Nicolas Sarkozy par 57 % (- 1) contre 43 % (+ 1), le président sortant gagnant cinq points par rapport à octobre.
Selon CSA, au premier tour le candidat du MoDem François Bayrou recueillerait 13 % des intentions de vote (+ 2 par rapport à l'enquête du mois de décembre), celui du Front de gauche Jean-Luc Mélenchon 7 % (+ 1), celle d'Europe Ecologie-Les Verts Eva Joly 2 % (- 1). Dominique de Villepin est crédité de 3 % (+ 1).
Tous les autres candidats sont crédités de 0,5 % ou moins. 15 % des personnes interrogées ne se sont pas prononcées. Une sur deux se dit sûre de son choix pour le premier tour.
Link:
http://www.lemonde.fr/election-presidentielle-2012/breve/2012/01/13/intentions-de-vote-le-pen-en-progression-hollande-en-recul-selon-un-sondage-csa_1629217_1471069.html
L'ultimo declassamento
Segnalato da Simone Giovetti.
Secondo Beppe Grillo:

Secondo Beppe Grillo:
Grillo & Rich's

Videocommenti (9) su: "Grillo & Rich's" | Invia il tuo video |
Standard & Poor's ha declassato l'Europa. La Francia ha perso la tripla A. Italia. Portogallo e Spagna sono scesi alla tripla B. Chi è S&P? "Nell'azionariato compaiono in evidenza, a fine 2009, oltre all'azionista di controllo McGraw-Hill, uno dei primi gestori indipendenti di fondi negli Usa Capital World Investors, la società di asset management State Street; altre come la società d'investimento BlackRock, la società finanziaria Fidelity Investments e Vanguard Group" (da Wikipedia). Una sicurezza!
S&P è una delle tre parche insieme alle agenzie di rating Moody's e Fitch Ratings. Una fila il tessuto, la seconda lo assegna e la terza lo taglia. Le tre parche sono tutte americane, hanno sede negli Stati Uniti. Fanno gli interessi della Fed e del Governo degli Stati Uniti. Di loro non dovrebbe fottercene di meno (scusate il francesismo). Prima della disastrosa crisi del 2008 (di cui quella attuale è solo la conseguenza) dove erano i presidenti, i manager, gli analisti di queste agenzie? I fondamentali economici della UE sono migliori di quelli degli USA. Gli Stati Uniti si sono salvati dal default lo scorso agosto aumentando di 2.400 miliardi di dollari il livello massimo del loro debito, stampando moneta e riempiendo il mondo di "junk money", soldi spazzatura.
Le Agenzie sono tempestive, quando l'Europa migliora, loro intervengono. Proteggono il petroldollaro dal petrol-euro, dal petrol-renminbi. Il gioco si è fatto pesante e anche scoperto. Se la sopravvivenza della UE deve dipendere da tre funzionari di Washington prestati alla finanza siamo alle comiche finali.
"Quante divisioni ha il Papa?" si chiedeva Stalin? Ecco, rifacciamo la domanda. "Quante divisioni hanno gli Stati Uniti in Europa?" E' ora per la UE di tagliare il cordone ombelicale con gli Stati Uniti. Non abbiamo più bisogno della copertina di Linus. Propongo l'istituzione della "Grillo & Rich's" (sono un megalomane). Un'agenzia europea, italiana e genovese per retrocedere gli Stati Uniti alla C: "Altamente vulnerabili, forse in bancarotta o in arretrato ma continua ancora a pagare le obbligazioni". E sono generoso!
S&P è una delle tre parche insieme alle agenzie di rating Moody's e Fitch Ratings. Una fila il tessuto, la seconda lo assegna e la terza lo taglia. Le tre parche sono tutte americane, hanno sede negli Stati Uniti. Fanno gli interessi della Fed e del Governo degli Stati Uniti. Di loro non dovrebbe fottercene di meno (scusate il francesismo). Prima della disastrosa crisi del 2008 (di cui quella attuale è solo la conseguenza) dove erano i presidenti, i manager, gli analisti di queste agenzie? I fondamentali economici della UE sono migliori di quelli degli USA. Gli Stati Uniti si sono salvati dal default lo scorso agosto aumentando di 2.400 miliardi di dollari il livello massimo del loro debito, stampando moneta e riempiendo il mondo di "junk money", soldi spazzatura.
Le Agenzie sono tempestive, quando l'Europa migliora, loro intervengono. Proteggono il petroldollaro dal petrol-euro, dal petrol-renminbi. Il gioco si è fatto pesante e anche scoperto. Se la sopravvivenza della UE deve dipendere da tre funzionari di Washington prestati alla finanza siamo alle comiche finali.
"Quante divisioni ha il Papa?" si chiedeva Stalin? Ecco, rifacciamo la domanda. "Quante divisioni hanno gli Stati Uniti in Europa?" E' ora per la UE di tagliare il cordone ombelicale con gli Stati Uniti. Non abbiamo più bisogno della copertina di Linus. Propongo l'istituzione della "Grillo & Rich's" (sono un megalomane). Un'agenzia europea, italiana e genovese per retrocedere gli Stati Uniti alla C: "Altamente vulnerabili, forse in bancarotta o in arretrato ma continua ancora a pagare le obbligazioni". E sono generoso!
martedì 10 gennaio 2012
Stampa pubblica
Euro Se la moneta batte lo Stato, da il Manifesto, di Marco d'Eramo
Il distacco di Londra, di Andrea Bonanni, la Repubblica
Quella bandiera sognata dai no global, di Stefano Lepri, la Stampa
Il distacco di Londra, di Andrea Bonanni, la Repubblica
Quella bandiera sognata dai no global, di Stefano Lepri, la Stampa
L'Argentina è in lutto
L'Argentina è in lutto.
Il sottosegretario al commercio, all'uscita da una riunione con il Fondo Monetario, si impicca all'età di 33 anni.di Sergio Di Cori Modigliani
http://www.disinformazione.it/argentina_lutto.htm
Il sottosegretario al commercio, all'uscita da una riunione con il Fondo Monetario, si impicca all'età di 33 anni.di Sergio Di Cori Modigliani
http://www.disinformazione.it/argentina_lutto.htm
Tempi duri per i puri, non vi è dubbio.
A Montevideo, Uruguay, ieri notte, il sottosegretario alla presidenza e al commercio nonché l'uomo che sarebbe dovuto essere il prossimo ministro dell’economia della Repubblica Argentina, Ivan Heyn si è impiccato nella sua stanza d’albergo, all’Hotel Radisson.
La notizia, indifferente per noi europei, viene vissuta come una enorme tragedia per tutta l’America Latina e anche in Usa l’evento ha suscitato un forte impatto.
Per diversi motivi. Tra cui, non ultimo, la giovane età dell’economista: 33 anni.
A Montevideo, Uruguay, ieri notte, il sottosegretario alla presidenza e al commercio nonché l'uomo che sarebbe dovuto essere il prossimo ministro dell’economia della Repubblica Argentina, Ivan Heyn si è impiccato nella sua stanza d’albergo, all’Hotel Radisson.
La notizia, indifferente per noi europei, viene vissuta come una enorme tragedia per tutta l’America Latina e anche in Usa l’evento ha suscitato un forte impatto.
Per diversi motivi. Tra cui, non ultimo, la giovane età dell’economista: 33 anni.
Considerato il padre dell’attuale rivoluzione economica argentina, Ivan Heyn si trovava a Montevideo per una riunione allargata del Mercosur (sarebbe il corrispondente in America Latina della Unione Europea) alla quale erano stati invitati anche i responsabili di Usa e Gran Bretagna. Uscendo da una riunione ristretta con i delegati del Fondo Monetario Internazionale, l’economista ha pronunciato la frase “io questo non lo posso proprio fare”. Da quel momento è sparito e nessuno l’ha più visto.
Dieci ore dopo è stato trovato impiccato nella sua suite dell’albergo.
In Argentina gli stanno tributando un enorme cordoglio. Veniva soprannominato “el economista callejero”, l’economista di strada, perché proveniva da una famiglia povera, e nonostante la sua prestigiosa carriera, aveva scelto di rimanere a vivere nel suo quartiere natìo di Constituciòn, tra i più popolari e poveri della capitale Buenos Aires, dove era riverito e amato dalla gente. Si era laureato in economia a 24 anni e, per un caso fortuito, al bar dell’università, il giorno della laurea, aveva incontrato Maximo, il figlio primogenito della presidenta Christina Kirchner, con il quale condivideva il fatto di essere fidanzati con due gemelle. Attivo militante del gruppo La Càmpora, la frazione più a sinistra del partito peronista al potere, si era specializzato in macro economia e aveva accettato una consulenza al ministero dell’economia, diventando poi consigliere personale della Kirchner. In seguito, lei stessa aveva fortemente spinto per farlo accettare dagli anziani del partito dandogli il sottosegretariato al commercio e indicandolo chiaramente come la figura preminente a cui affidare nel 2012 il dicastero dell’economia.
In Argentina gli stanno tributando un enorme cordoglio. Veniva soprannominato “el economista callejero”, l’economista di strada, perché proveniva da una famiglia povera, e nonostante la sua prestigiosa carriera, aveva scelto di rimanere a vivere nel suo quartiere natìo di Constituciòn, tra i più popolari e poveri della capitale Buenos Aires, dove era riverito e amato dalla gente. Si era laureato in economia a 24 anni e, per un caso fortuito, al bar dell’università, il giorno della laurea, aveva incontrato Maximo, il figlio primogenito della presidenta Christina Kirchner, con il quale condivideva il fatto di essere fidanzati con due gemelle. Attivo militante del gruppo La Càmpora, la frazione più a sinistra del partito peronista al potere, si era specializzato in macro economia e aveva accettato una consulenza al ministero dell’economia, diventando poi consigliere personale della Kirchner. In seguito, lei stessa aveva fortemente spinto per farlo accettare dagli anziani del partito dandogli il sottosegretariato al commercio e indicandolo chiaramente come la figura preminente a cui affidare nel 2012 il dicastero dell’economia.
Un anno e mezzo fa, nel corso di una riunione del Fondo Monetario Internazionale, si era scontrato con Strauss Kahn rifiutandosi di accettare e seguire le indicazioni del fondo che vedevano con preoccupazione l’alta inflazione in Argentina (circa il 30%). Post keynesiano tinto di marxismo, Ivan Heyn –il padre era un intellettuale libertario tedesco sfuggito alla persecuzione della Stasi nella Germania dell’est ed emigrato in Argentina nel 1966- aveva lanciato un ambizioso programma che si è rivelato vincente. “Abbiamo tre nemici: la povertà dei ceti disagiati, l’impoverimento dei ceti medi, e il rischio di conflitti sociali interni” aveva sostenuto, varando un piano economico (bocciato dal Fondo Monetario Internazionale) che ruotava intorno a un allargamento del welfare, a un massiccio impegno di sovvenzioni sociali per il rilancio del consumo interno, aumentando le tasse ai ceti ricchi e abbattendo le aliquote fino a zero a tutti i ceti imprenditoriali della fascia media a condizione che assumessero almeno dieci giovani tra i 18 e i 28 anni. In seguito alle sue idee applicate, l’Argentina è cresciuta nell’ultimo biennio a una velocità del 9,2% l’anno, seconda nel mondo soltanto alla Cina, con l’abbattimento della povertà, e la disoccupazione che dal 22% è scesa al 4%. Il prezzo da pagare è stato un incremento altissimo dell’inflazione, severamente condannato sia dal Fondo Monetario che dall’Europa. Celebre il suo scontro con il collega tedesco in visita ufficiale, quando, alla conferenza stampa in televisione, ebbe a dire “Che cosa me ne importa a me di avere una inflazione al 3% come avete voi in Europa essendo infelici tutti, se io posso dare felicità alla mia nazione con una inflazione al 30%? Lo so da me che va abbassata, ho studiato economia anch’io. Lo faremo. Ma lo faremo soltanto quando ci saremo ripresi tutti. Non prima. La felicità ha valore soltanto se può essere condivisa collettivamente, è una teoria economica, questa, e mi meraviglio che lei che viene dal Primo Mondo non lo sappia. La felicità per pochi privilegiati, non è vera felicità, è avidità bulimica. E’ un peccato mortale. Lo sa anche il papa. E noi siamo cattolici”.
E’ molto probabile che non sapremo mai perché si è ucciso.
La sua ultima riunione era relativa al fatto che l’Argentina aveva denunciato per protezionismo sia gli Usa che la Gran Bretagna sei mesi fa. Il governo Usa e quello britannico, infatti, hanno bloccato l’importazione di limoni argentini con la scusa che non rispettavano i parametri sanitari della Unione Europea. L’Argentina è il primo paese al mondo produttore di limoni. Gli argentini avevano protestato sostenendo che si trattava di un trucco dato che la Coca Cola e la Lipton acquistano in Argentina il 90% dei loro limoni, perché il rapporto prezzo/qualità è il più competitivo in assoluto al mondo.
La sua ultima riunione era relativa al fatto che l’Argentina aveva denunciato per protezionismo sia gli Usa che la Gran Bretagna sei mesi fa. Il governo Usa e quello britannico, infatti, hanno bloccato l’importazione di limoni argentini con la scusa che non rispettavano i parametri sanitari della Unione Europea. L’Argentina è il primo paese al mondo produttore di limoni. Gli argentini avevano protestato sostenendo che si trattava di un trucco dato che la Coca Cola e la Lipton acquistano in Argentina il 90% dei loro limoni, perché il rapporto prezzo/qualità è il più competitivo in assoluto al mondo.
E’ in atto, in questi mesi, un furioso scontro tra il Mercosur (Cile, Bolivia, Argentina, Brasile, Paraguay, Venezuela, Perù, Uruguay, Ecuador) e l’Europa. I sudamericani hanno apertamente accusato l’Unione Europea “di essersi venduta ai cinesi facendo passare un discorso sulla quantità a scapito della qualità” e gli argentini si sono dichiarati orgogliosi di essere l’unico paese al mondo che in Cina esporta senza importare nulla. L’Argentina, infatti, vende il 95% della propria soja (è il primo produttore al mondo) alla Cina. Inoltre, in Argentina, la Cina viene presentata al pubblico come un paese fascista,.
Una gigantesca campagna pubblicitaria progresso voluta proprio da Heyn, nel 2009, verteva proprio su quest’aspetto, contestata dagli Usa e dalla Germania che sostenevano violasse i principii democratici della convivenza esaltando il razzismo. Gli argentini se ne sono fregati. La campagna ruotava tutta intorno allo slogan “i cinesi sono tanti ma le loro merci valgono davvero molto poco: meglio acquistare merci argentine. Siamo pochi ma ciò che produciamo vale molto”.
In tutto il Sudamerica hanno deciso una giornata di lutto nazionale, per ricordare il più giovane economista mai assurto al rango di ministro dell’economia nella martoriata storia del territorio latino del continente americano.
Che riposi in pace
In tutto il Sudamerica hanno deciso una giornata di lutto nazionale, per ricordare il più giovane economista mai assurto al rango di ministro dell’economia nella martoriata storia del territorio latino del continente americano.
Che riposi in pace
martedì 3 gennaio 2012
Bologna, Grillo "licenzia" via web il suo consigliere regionale
Andrea Defranceschi si schiera contro la chiusura dell’Unità in difesa dei lavoratori. L’ira del leader: "Noi siamo contro il finanziamento pubblico dei giornali, vattene nel Pd"
di BEPPE PERSICHELLA da Repubblica
Insulti, richieste di dimissioni, caccia al "traditore". Sul finanziamento pubblico ai giornali si spacca il Movimento a 5 Stelle. E sul web è guerra aperta tra le diverse fazioni. Scende nell'arena lo stesso Beppe Grillo che chiede la testa del consigliere regionale Andrea Defranceschi, colpevole di aver chiesto alla giunta dell'Emilia Romagna di fare il possibile per evitare la chiusura del quotidiano "L'Unità".
Tutto inizia con una risoluzione firmata dal capogruppo dei grillini in Regione Andrea Defranceschi, diffusa dopo Natale, che chiede a viale Aldo Moro e a Vasco Errani di attivarsi "affinché vengano salvaguardati gli attuali posti di lavoro e le professionalità da questi rappresentate ricorrendo a tutti gli strumenti utili". Una richiesta inaccettabile per Grillo e per tanti del movimento che hanno sin dall'inizio portato avanti la battaglia contro il finanziamento pubblico ai quotidiani. L'accusa per Defranceschi è pesantissima: "Ha tradito il mandato elettorale" scrivono molti militanti sul sito di Grillo.
E' da lì che parte infatti la sua invettiva nei confronti del consigliere regionale. Senza girarci troppo attorno, Grillo auspica invece la chiusura dell'Unità e chiede a Defranceschi di farsi da parte. "Il 2012 non sarà del tutto negativo. Porterà in dono anche la chiusura di molti giornali finanziati con soldi pubblici, veri cani da guardia dei partiti. Giornali che hanno attaccato il Movimento 5 Stelle prima ancora che esistesse o che, nel migliore dei casi, ne hanno taciuto le iniziative" scrive Grillo, che non ha parole di compassione per il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. "Se non vende, chiuda i battenti" è la sommaria soluzione suggerita dal noto blogger. E se qualcuno, come Defranceschi, non è d'accordo, può benissimo passare al Pd. "Se qualche esponente del Movimento 5 Stelle la pensa diversamente non è un problema. Il Pdmenoelle lo accoglierà subito tra le sue braccia".
Una vera e propria epurazione, che spacca la base del movimento. I commenti al post sono discordanti. C'è chi è d'accordo con il leader e accusa il consigliere regionale di essere un "traditore". "Spero vivamente che Beppe Grillo espella questo voltagabbana dal movimento per dare un segnale chiaro e forte agli elettori che oggi si sentono veramente presi in giro" scrive ad esempio Roberto. Altri invece criticano apertamente i modi da "padrone" usati da Grillo. "Chi è d'accordo bene, chi non è d'accordo può pure andare fuori dalle balle!!! Ecco dunque l'alternativa: un partito retto da un padrone che non ammette discussioni, votazioni o dibattiti" risponde Enrico. A nulla è valsa la replica di Defranceschi nel tentativo di spegnere le fiamme. "Siamo ancora contro il finanziamento pubblico ai giornali, ma siamo dalla parte dei lavoratori che rischiano il posto" prova a farsi spiegare il consigliere grillino. Troppo tardi ormai, la sostanza non cambia: per molti militanti ha tradito il mandato elettorale e deve dimettersi.
Defranceschi per tutta la giornata prova a resistere, poi si piega al volere del Web e ritira la sua risoluzione: "È stata montata un campagna di disinformazione nei miei confronti. Mi hanno messo in bocca cose mai dette e Grillo ha travisato la mia risoluzione. Non ho tradito nessun programma per me la questione è chiusa".
(03 gennaio 2012)
di BEPPE PERSICHELLA da Repubblica
Insulti, richieste di dimissioni, caccia al "traditore". Sul finanziamento pubblico ai giornali si spacca il Movimento a 5 Stelle. E sul web è guerra aperta tra le diverse fazioni. Scende nell'arena lo stesso Beppe Grillo che chiede la testa del consigliere regionale Andrea Defranceschi, colpevole di aver chiesto alla giunta dell'Emilia Romagna di fare il possibile per evitare la chiusura del quotidiano "L'Unità".
Tutto inizia con una risoluzione firmata dal capogruppo dei grillini in Regione Andrea Defranceschi, diffusa dopo Natale, che chiede a viale Aldo Moro e a Vasco Errani di attivarsi "affinché vengano salvaguardati gli attuali posti di lavoro e le professionalità da questi rappresentate ricorrendo a tutti gli strumenti utili". Una richiesta inaccettabile per Grillo e per tanti del movimento che hanno sin dall'inizio portato avanti la battaglia contro il finanziamento pubblico ai quotidiani. L'accusa per Defranceschi è pesantissima: "Ha tradito il mandato elettorale" scrivono molti militanti sul sito di Grillo.
E' da lì che parte infatti la sua invettiva nei confronti del consigliere regionale. Senza girarci troppo attorno, Grillo auspica invece la chiusura dell'Unità e chiede a Defranceschi di farsi da parte. "Il 2012 non sarà del tutto negativo. Porterà in dono anche la chiusura di molti giornali finanziati con soldi pubblici, veri cani da guardia dei partiti. Giornali che hanno attaccato il Movimento 5 Stelle prima ancora che esistesse o che, nel migliore dei casi, ne hanno taciuto le iniziative" scrive Grillo, che non ha parole di compassione per il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. "Se non vende, chiuda i battenti" è la sommaria soluzione suggerita dal noto blogger. E se qualcuno, come Defranceschi, non è d'accordo, può benissimo passare al Pd. "Se qualche esponente del Movimento 5 Stelle la pensa diversamente non è un problema. Il Pdmenoelle lo accoglierà subito tra le sue braccia".
Una vera e propria epurazione, che spacca la base del movimento. I commenti al post sono discordanti. C'è chi è d'accordo con il leader e accusa il consigliere regionale di essere un "traditore". "Spero vivamente che Beppe Grillo espella questo voltagabbana dal movimento per dare un segnale chiaro e forte agli elettori che oggi si sentono veramente presi in giro" scrive ad esempio Roberto. Altri invece criticano apertamente i modi da "padrone" usati da Grillo. "Chi è d'accordo bene, chi non è d'accordo può pure andare fuori dalle balle!!! Ecco dunque l'alternativa: un partito retto da un padrone che non ammette discussioni, votazioni o dibattiti" risponde Enrico. A nulla è valsa la replica di Defranceschi nel tentativo di spegnere le fiamme. "Siamo ancora contro il finanziamento pubblico ai giornali, ma siamo dalla parte dei lavoratori che rischiano il posto" prova a farsi spiegare il consigliere grillino. Troppo tardi ormai, la sostanza non cambia: per molti militanti ha tradito il mandato elettorale e deve dimettersi.
Defranceschi per tutta la giornata prova a resistere, poi si piega al volere del Web e ritira la sua risoluzione: "È stata montata un campagna di disinformazione nei miei confronti. Mi hanno messo in bocca cose mai dette e Grillo ha travisato la mia risoluzione. Non ho tradito nessun programma per me la questione è chiusa".
(03 gennaio 2012)
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